Kursumli An: a Skopje per incontrare il tempo

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Kursumli An , Skopje, Macedonia

Kursumli An ingresso

Kursumli An fu una stazione di posta costruita nel XVI secolo, si presenta con una struttura squadrata e massiccia, al suo interno potevano alloggiare fino a 100 cavalli e cavalieri. Quello che sia oggi non so, per me rimane un mistero. Ho letto che al suo interno si tengono spettacoli, mostre temporanee di arte. Vale la pena di visitarlo, comunque.

Dopo la preghiera del venerdì, molti uomini si erano fermati a chiacchierare, una tazza di caffè turco o un çay (tea turco), nei tavoli dei locali dietro la moschea scorreva la quotidianità. Il bazar, o meglio, la Charshija, di Skopje conserva la sua impronta ottomana e musulmana. Nella parte alta si trova il Kursumli An.

 

Stavo scattando foto al portone, colpita da quel rametto di bacche rosse infilato sul legno di un marrone, stanco e vetusto, ma guardavo cosa si vedesse al di là del portone. Si apre l’anta piccola e mi sento colta in fragrante, cerco di sorridere scusandomi. “Do you want enter?” “Yes, please. I can? “You can” sorride serio un giovane uomo sui quarant’anni, jeans e camicia a quadri. Chiude la porta alle mie spalle, mi trovo nello stupore.

Trattengo il fiato, poi emergo e riesco a balbettare “Do you live here?” “No, I work” attraversa il cortile, lo seguo, si mette seduto, incrocia le gambe e apre il giornale, il gomito appoggiato su un tavolo con l’incerata e una radio spenta. Mi sento bloccata in una smorfia di attonita vuotezza, abbassa il giornale e con la mano mi fa cenno di andare dove voglio. Mi riprendo. Ecco mi trovo all’interno di un edificio, deserto, sola con un tizio che mi ha inviato a entrare, l’ho seguito così, “come un ragazzo segue un aquilone”, mi sono ficcata in un guaio? Non lo so. Il luogo è troppo magico per lasciarmi andare alle angosce.

Lentamente inizio a muovermi. Ascolto il silenzio, cade un vento di voci mute, maniscalchi che battono il ferro, cavalli inquieti suona secco il selciato sotto gli zoccoli, bisbigli, urla in lingue melodiose, voci rauche.

Cammino sotto i loggiati, sbircio nelle sale buie, statue abbandonate, una lapide in greco parla di un dolore inconsolabile, le lacrime antiche lavano la polvere del tempo. Cammino sfiorando una folla di mondi impalpabili. Si suggellano alleanze, si sfidano tradimenti. Si giunge e si parte di soppiatto. Si danno feste sontuose nel cortile per stupire gli avventori ospiti sconosciuti.
Qui sono stata giovane messaggero, vecchio cavaliere stanco di battaglie. Piove luce di tempi lontani.
Nelle stanze e nei corridoi buste di plastica, cose non identificate buttate a casaccio, statue antiche, frammenti di qualcosa.
Non so che ore fossero quando sono entrata, non so che ore siano, è tutto ora, è tutto mai. Mi siedo sul parapetto in pietra e mi faccio lavare dal sole.

Mi ricordo del custode, scendo, gli chiedo,a perché è così vuoto, cosa siano quegli oggetti che sembrano pezzi di scenografie. Mi dice che ci sono stati degli spettacoli e che ora è chiuso in attesa di un nuovo allestimento museale.
Ringrazio saluto e mi avvio verso il portone, il giovane uomo con la camicia a quadri mi segue, chiude, prende la sua bicicletta e se ne va.
Seduta sugli scalini della piazza faccio il punto della situazione. “Che giorno è oggi?”

Maria Luisa Bruschetini
Maria Luisa Bruschetini
Mi chiamo Maria Luisa Bruschetini Sono una travel blogger scrivo di turismo e viaggio. La passione per le parole ha radici lontane e variegate. Da adolescente mi sono occupata di cronaca calcistica locale. Poi recensioni musicali, ancora testi per blog dalle erbe aromatiche, alla ferramenta, passando per il caffè, ricette di cucina regionale e anche un manuale di bioedilizia. Dalla mia formazione classica ho preso la mappa dell’Umanità, dai miei studi economici la consapevolezza che in fondo il Mondo gira sulle consuete direttrici, dalla mia terra natia, la Toscana, la forza del simbolo e l’armonia rinascimentale, dal web la fluidità.

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