Colle San Basilio, la preistoria nei miei passi

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La Piana di Catania dialoga strettamente con le sue montagne. Da lato l’Etna, “A’ Montagna”, imperatrice assoluta, venerata e temuta. Poi, in ordine attraverso la Piana, come una corte di dignitari, si susseguono monti, colli, alte colline dalle forme bizzarre, che sembrano muoversi nel gioco di nuvole e luce.
Tagliando la Piana di Catania verso Militello non riesco a togliere lo sguardo da una breve catena rotondeggiante. Colle San Corrado, San Basilio, Monte delle grotte, i tre colli che sembrano posti sul fianco, uno di seguito all’altro, soprattutto quello centrale non mi dà tregua. Colle San Basilio, il suo nome viene da una chiesetta dedicata al Santo, ma c’è molto di più. Sono state ritrovate necropoli paleolitiche, si dice che ci fosse una vera città, scomparsa, che il colle fosse un punto fondamentale del sistema di comunicazione e di trasporto.
Bisogna immaginare un paesaggio diverso dell’attuale, a seguito dell’alternanza tra glaciazioni e disgelo, il clima e l’ambiente hanno subito continui mutamenti, ad esempio, il livello del mare è cambiato più volte. L’uomo, nel corso della sua evoluzione, ha costantemente ricercato luoghi confortevoli dove vivere, in un peregrinare continuo. Colle San Basilio gode di una posizione strategica lungo il cammino che va dalla costa verso l’interno.

Troppi indizi mi invitano ad andare, l’irrazionale attrazione che mi trasmette è urgenza.

Il primo tentativo, fallito, è stato quello di trovare un sentiero, un accesso, quindi cartina alla mano, percorro in auto tutte le strade. In realtà Colle San Basilio è terreno di coltivi e pascoli, di fatto è proprietà privata, come evidenziano i cancelli e le scritte che smorzano il mio entusiasmo.
Il proprietario dell’azienda agricola Villa Aranjaya, parlando del suo agriturismo mi dice che accompagnano gli ospiti a fare una passeggiata sul San Basilio.

Grazie, ecco la possibilità di accedere.

Anche se fosse una delusione, ho già deciso, saranno almeno due belle passeggiate.
La prima escursione, saluto il padrone di casa, che mi dà le indicazioni, da me dimenticate dopo 5 minuti. Lungo l’aranceto costeggio la base di Colle San Corrado, un torrente in secca mi offre un sentiero per raggiungere il crinale.
Dall’altopiano sommitale si gode un panorama splendido e interessante da un punto di vista storico. Si possono osservare luoghi che furono abitati nella preistoria, i centri urbani della fascia etnea, il lago di Lentini. Da qui si può leggere tutta la Piana di Catania e anche verso sud. Mi lascio guidare dal vento e dal paesaggio, tra rocce, mandorleti, la seducente mandragola in fiore, la luce che disegna le cime. Mi trovo di fronte a San Basilio, ma non è oggi la giornata. Uno scoglio completamente ricoperto da licheni arancioni funge da guardingo. Conquisto la torre, mi riposo e prendo la strada del ritorno, continuando a oscillare tra un versante e l’altro.

vasca scavata

Dalla mia camera osservo con attenzione i tre colli. In queste mattine di ottobre, la leggera nebbia taglia in basso tre colli, che sembrano galleggiare, isole di un mare lontano.
Stamattina, aperto la finestra, ho accettato l’invito, “San Basilio prendo lo zaino e arrivo”.
Oggi l’Etna è velata, mentre sull’altro versante, il lago di Lentini è uno specchio di metallo fuso. Come dal colle San Corrado, anche qui il panorama attorno è emozionante, coniugazione tra la Storia della Terra e dell’Umanità.

Eccomi, l’ultimo breve pianoro e poi si stacca il Colle San Basilio. Valuto come procedere, se andare a dritto sul crinale o scendere e risalire lungo le pareti. Il sole è caldo e invitante. Sul lato sud il promontorio mi sorprende. Una baia di pareti calcaree e sabbia nera. Facile lasciarsi scivolare, ma come provo a salire il suolo si sgrana sotto le mani come un castello di sabbia. Sul fondo conchiglie fossile, qui c’era il Mare. Mi stendo sulla spiaggia atavica, ascolto il rumore delle onde, provo a immaginare i volti di chi approdò, oppure giunse a piedi quando il Mediterraneo era un lago dal basso fondale. Chissà se avessero un nome proprio, aveva sogni, desideri, o solo un primordiale istinto di sopravvivenza lo aveva spinto? E poi i popoli del mare, i Fenici, i Greci, come pensavano, per quali paure tremavano, forse inseguivano le stesse speranze o fuggivano dagli stessi orrori dei profughi siriani, dei ragazzi nigeriani che in bicicletta attraversano la Piana di Catania in cerca di un lavoro. Il Mediterraneo ci unisce, da tempo immemore, ancora prima di sapere di essere mare.
Tuffata nell’Umanità e riemergo alla contingenza. Un raggio di sole filtra in cima alla parete, attraverso una roccia, sembra un arco o una porta. Mi alzo verso la mia meta. Mi sento un po’ Castaneda, ma è impossibile resistere alla chiamata.

Grotte

Sono sul punto di tornare indietro, non vedo più l’arco di roccia, di sentieri non ce n’è traccia, discendere è molto pericoloso, vado avanti.
Quello attraverso il quale il sole filtra è un’apertura in una roccia, troppo perfetta per essere naturale.
Varco la porta e mi trovo proprio su quel costone di rocce biancastre che mi affascinavano.
Ci sono grotte naturali segnate dalla mano dell’uomo, i piani rocciosi sono scavati da piccoli canali, ho l’impressione che ci fossero fontane, abbeveratoio, uno scorrere di acque e di vita.
La batteria del cellulare mi sta abbandonando..
Sotto il prato sommitale si trova un contrafforte roccioso, un balcone naturale, con un orientamento a est-sud, leggermente più basso in direzione ovest.

Ci sono segni di presenza umana e “archeologia industriale” resti di inciviltà, lamiere arrugginite, plastiche varie.
Decido di tornare percorrendo il crinale, finalmente lo incontro. Il tempio ipogeo, che fu cisterna, che fu granaio che mi fa esplodere di immagini il cuore. Il vento porta odore di riti, il suono dell’acqua, l’odore del tempo antico. Seduta sul tetto, mentre il mio sguardo cerca altri occhi altrove, lo inseguo. Incontro la Memoria.
Ora qui ora là, tra una roccia lavorata e una grotta, sul filo del panorama, cammino.
Dal fondo valle, a destra, una mandria vibra l’aria con il cadenzato suono dei campanacci. Mi sono completamente disorientata, sulla schiena sento che il sole sta calando, ancora cammino sulla rotta della Bellezza. Mi devo concentrare e ritrovare la direzione, a fine ottobre il sole scende veloce e il terreno scosceso è insidioso.
Ritrovo i punti di riferimento, gli aranceti, le palme in lontananza, sto chiudendo l’anello.

Arrivo alla mia macchina e mi prometto che la prossima volta sarò più cauta, la prossima volta mi allenerò di più.

La prossima volta cercherò i sentieri, sarò meno spericolata la prossima volta. Intanto oggi è stato strepitoso e lo rifarei.

Da lontano osservo Colle San Basilio con devozione.

 

 

 

Maria Luisa Bruschetini
Maria Luisa Bruschetini
Mi chiamo Maria Luisa Bruschetini Sono una travel blogger scrivo di turismo e viaggio. La passione per le parole ha radici lontane e variegate. Da adolescente mi sono occupata di cronaca calcistica locale. Poi recensioni musicali, ancora testi per blog dalle erbe aromatiche, alla ferramenta, passando per il caffè, ricette di cucina regionale e anche un manuale di bioedilizia. Dalla mia formazione classica ho preso la mappa dell’Umanità, dai miei studi economici la consapevolezza che in fondo il Mondo gira sulle consuete direttrici, dalla mia terra natia, la Toscana, la forza del simbolo e l’armonia rinascimentale, dal web la fluidità.

1 Comment

  1. Micol ha detto:

    Straordinario, un viaggio dell’anima e del Tempo

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